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Nuova Zelanda, la terra trema ancora Kaikoura,Il racconto dei lucchesi. "Un incubo"

 
Sono scappati in giardino, svegliati in piena notte dal frastuono e dalle scosse di terremoto che hanno toccato punte di magnitudo 7,5 della scala Richter. Un boato spaventoso: loro, per fortuna, sono al sicuro, ma hanno vissuto ore drammatiche. Parliamo della lucchese Elisa Puccioni e del marito Raphael, che da nove anni ormai abitano a Wellington in Nuova Zelanda, colpita dal terribile sisma di un giorno fa che ha provocato anche uno tsunami con onde alte due metri. «Stiamo bene - sono le prime parole di Elisa e Raphael - : Wellington è una zona sismica e siamo abituati ai terremoti, ma questo è stato di gran lunga il più grosso mai sentito nei 9 anni che abitiamo qui».
Come è andata? Che ore erano quando è accaduto il sisma?
«Il terremoto ha svegliato Raphael, mio marito, verso mezzanotte. Visto che la scossa invece di smettere aumentava di intensità, Raphael mi ha svegliata e ci siamo precipitati verso la porta del giardino, il posto più sicuro».
Quanto è durata la scossa di terremoto?
«La scossa è durata moltissimo, ma incredibilmente non abbiamo avuto nessun danno. Le case qui sono di legno ed oscillano tantissimo, ma sono costruite apposta per minimizzare i danni da terremoto».
Siete riusciti a parlare con i vostri familiari qui a Lucca?
«La protezione civile si è attivata immediatamente e grazie al fatto che non abbiamo perso né luce né Internet abbiamo potuto comunicare subito con le famiglie in Italia e con gli amici qui».
Ma non è finita, giusto? Cioè, le scosse non si sono fermate...
«Sono iniziate le scosse di assestamento, due o tre ancora sopra il 7 di magnitudo. Alla fine verso l’1.30 siamo tornati a letto, pensando che fosse finita».
E invece, cosa è successo?
«Invece alle 2.40 ci siamo di nuovo svegliati perché in tutta la valle sotto di noi sono partite le sirene dell’allarme tsunami. La valle è stata evacuata, diversi amici italiani sono andati via con la macchina e hanno dormito lì. Casa nostra ovviamente era ed è ancora aperta per chiunque ne abbia bisogno».
Immagino il terrore...
«Personalmente, durante il terremoto ero troppo sotto shock per aver paura, ma certo non finiva mai. Dopo mi sono iniziata a preoccupare per amici e conoscenti, ma credo che il momento più surreale siano state le sirene nella valle che hanno continuato per venti minuti. Essendo notte e per di più con diffusi black-out era difficile capire cosa stesse davvero succedendo».
Come è stata l’organizzazione lì in Nuova Zelanda?
«La cosa buona è che l’organizzazione è stata impeccabile come sempre, siamo informati su tutto e sappiamo cosa fare (nell’immediato: stare a casa e non muoversi con le macchine, evitare la costa)».
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