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"Faccio la ricercatrice a New York, l'Italia non mi manca. Qui si premia il merito e il baronato non esiste"

"Ci definiscono cervelli in fuga, ma ogni volta che sento quest'espressione penso al premio Nobel per la Medicina, Renato Dulbecco, che una volta notò come non si possa parlare di cervelli in fuga semplicemente perché la fuga presuppone che qualcuno rincorra qualcun altro, mentre dietro di noi non c'è nessuno che ci insegue". Quando Ilaria Russo – ricercatrice toscana di 34 anni trapiantata a 19 anni a Milano per frequentare l'università, poi un master e ancora un dottorato – ha deciso di fare le valigie e trasferirsi a New York non c'era nessuno dietro di lei. Non c'era nessuno stato, nessuna università, nessuna azienda privata, a pregarla di restare in Italia. Nessuno che le offrisse una prospettiva di carriera o semplicemente un posto di lavoro in grado di garantirle la sussistenza nel suo paese.

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