Dovevano entrare nel governo, in posti anche di altissima responsabilità. Ma alla fine la quadra è stata trovata senza di loro, e le geometrie politiche li hanno lasciati fuori. Per questo il giorno dopo la presentazione del governo Letta ci sono tanti arrabbiati. A partire da Stefano Fassina, sentito dal Corriere:
Onorevole Fassina, un ministero per lei sembrava sicuro fino a pochi minuti fa… (Stefano Fassina, ancora alle 15.30, tra i giovani turchi del Pd sembrava quello che, con maggior probabilità, potesse esser stato scelto da Enrico Letta per la sua squadra). «Mhmmm… e allora?». È dispiaciuto? «Mhmmm…». È amareggiato? «Senta, guardi, la ringrazio per la telefonata… Però, no, davvero… sul serio… preferirei non commentare la situazione che si è creata».
Fabrizio Roncone nel suo articolo elenca anche Mario Monti, tiratosi fuori ieri quando ha capito che fuori sarebbe stato comunque, e i fedelissimi di Letta come Paola De Micheli, alla fine out. Poi, nel PdL, ci sono Mara Carfagna e Anna Maria Bernini:
Mara Carfagna, invece, no. Ad alcuni suoi colleghi del Pdl, negli ultimi due giorni, ha spiegato di aspettarsi un riconoscimento per il buon lavoro svolto alle Pari opportunità nell’ultimo governo Berlusconi. Delusa parecchio lei, e delusa tantissimo anche la Gelmini, che pure sperava in un altro giro di governo (anche se non alla Pubblica istruzione). Naturalmente, parlare di delusione per Anna Maria Bernini è puro eufemismo. Numerosi giornali, ieri mattina, la davano come uno dei pochi ministri ripescabili dalla stagione berlusconiana. E non solo: a mezzogiorno, sembrava lei l’unica donna del Pdl certa di essere stata presa in considerazione da Letta.
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