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Omicidio Elisa Claps: confermata condanna a 30 anni per Danilo Restivo


La decisione della Corte d'Appello di Salerno sull'uccisione della sedicenne di Potenza

Danilo Restivo: condannato in appello a 30 anni di reclusione per l'omicidio di Elisa Claps (FOTO | VIDEO)
Omicidio Elisa Claps: trenta anni di carcere anche in secondo grado per Danilo Restivo, condannato per l’assassinio avvenuto il 12 settembre del 1993 quando la ragazza aveva 16 anni. Il corpo della ragazza era stato ritrovato 17 anni dopo la sua scomparsa nel sottotetto della Chiesa della Trinità di Potenza, da alcuni operai. Tra gli elementi decisivi per la condanna di Restivo il ritrovamento del suo Dna sulla maglia indossata da Elisa Claps il giorno della scomparsa. 
“CI FOSSE STATA MIA FIGLIA…” - La Corte d’appello di Salerno conferma la decisione di primo grado nei confronti di Danilo Restivo. L’imputato – ammesso al rito abbreviato – è rimasto impassibile di fronte al pronunciamento dei giudici. Filomena Iemma, la mamma di Elisa, invece, è scoppiata in lacrime. «Ci fosse stata mia figlia…». I fratelli di Elisa, all’uscita di Danilo dal tribunale, gli hanno sibilato: «Buon viaggio».
“NESSUN PERDONO, SOLO PIETA’” – «Solo pietà per quel carnefice ma nessun perdono», ha aggiunto mamma Filomena. «Elisa non è affatto in pace – ha detto Filomena Iemma – Elisa si sta rivoltando nella tomba, si rivolta sotto terra per come Danilo Restivo si è comportato. Si doveva comportare da uomo, ha detto di essere uomo. Se fosse stato uomo si doveva assumere le sue responsabilità, responsabilità di uomo, non da assassino e da carnefice quale è. Lui è soltanto un serpente dietro una siepe pronto ad avventarsi contro le persone». Mamma Filomena lo dice a chiare lettere: «Non lo perdonerò mai, il perdono bisogna conquistarselo e lui non lo ha fatto. Lui è solo un serpente velenoso, non lo voglio più vedere. Ringraziasse Dio che deve marcire in Inghilterra. Questo è l’ultimo viaggio che si fa in Italia. Mi auguro che sia l’ultimo viaggio». «Che cosa dico ai suoi genitori? Che mi ha fatto pietà – ha concluso – una grande pietà. Se si fosse comportato da uomo sarebbe stato diverso ma non lo ha fatto».
BATTAGLIA LEGALE – Fino alla fine avvocati e pm si sono dati battaglia su circostanze, date e perizie. Un serrato botta e risposta anche tra il pubblico ministero Rosa Volpe e i legali di Restivo, Alfredo Bargi e Marzia Scarpelli. Magistrato e legali hanno ripercorso i punti salienti della storia: il giorno, il luogo dell’omicidio, la traccia del dna di Restivo trovata sulla maglia che la 16enne Elisa indossava il giorno della sua morte, ma anche le tracce di sangue sugli abiti di Restivo di quel 12 settembre 1993. Ferma la posizione della Procura generale sulla colpevolezza di Restivo: il pm ha ribadito che Restivo era nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità di Potenza che uccise la giovane. Quegli imbrattamenti lungo le scale dei quali aveva parlato la difesa di Restivo lasciando intendere che qualcuno aveva potuto portare lì il corpo di Elisa dopo averla uccisa altrove, secondo quanto dimostrato dalla perizia Pascali «non erano macchie biologiche», ha detto la Volpe.
TRACCE DI DNA INCONSISTENTI – Netta la posizione del pm anche su un altro dubbio insinuato dalla difesa Restivo in merito alla presenza sulla maglia di Elisa di altre tracce di dna mai analizzate: «Non c’era la soglia minima di Dna per comportare un accertamento valido scientificamente». Un argomento, quello delle tracce genetiche, sul quale la difesa Restivo invece insisteva mettendolo alla base della richiesta del rinnovo del dibattimento, «al fine di una interpretazione del risultati relativi alla presenza del dna di Restivo da parte un perito o collegio di periti in modo da poter basare le convinzioni su un accertamento terzo».
ABITI MACCHIATI DI SANGUE  - Poi lo scontro sulle tracce di sangue rinvenute sugli abiti che Restivo indossava il giorno dell’omicidio di Elisa. Per l’accusa, come riferito dallo stesso Restivo in un verbale del 1993, gli abiti erano macchiati di sangue; per la difesa, Restivo ha detto che aveva sì sporcato di sangue sia i pantaloni che la camicia «tanto e’ vero che una volta tornato a casa dopo essere stato in ospedale sono stato costretto a cambiarmi», ma è anche vero che, dice l’avvocato Bargi, «nessuno in ospedale ha notato tali macchie e se davvero Restivo avesse ucciso Elisa, gli spruzzi di sangue sarebbero stati in ogni parte»; le macchie erano invece state determinate da una piccola ferita causata dalla caduta lungo le scale mobili.
RICORSO IN CASSAZIONE - «Prima leggeremo le motivazioni della sentenza dopo di che faremo ricorso in Cassazione», ha annunciato Marzia Scarpelli, uno dei legali di Restivo. «Vedremo come la Corte ha inteso motivare sulla conferma della sentenza e sulla mancata concessione della rinnovazione del dibattimento – ha spiegato la Scarpelli – vedremo come la Corte ha ritenuto superabili i nostri dubbi». «Cosa mi ha detto Restivo al termine dell’udienza? – ha concluso – mi ha chiesto solo quando ci sarà il nostro prossimo colloquio».
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