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Vantaggiato piange e chiede perdono Ai genitori di Melissa:'Non volevo fare del male'


"Mi dispiace tanto, io chiedo perdono alla famiglia Bassi. Mi dispiace, ho dei figli pure
io", ha detto piangendo Giovanni Vantaggiato al processo per l'attentato di Brindisi, interrogato dai pm. "Ho due figlie - ha aggiunto - non avevo pensato di fare del male, lo giuro. Se avessi voluto fare del male, avrei fatto molto male". Sono le parole del killer Giovanni Vantaggiato, nell'aula del tribunale di Brindisi dove si sta celebrando il processo sull'attentato del 19 maggio scorso contro l'istituto Morvillo Falcone. Lo stragista reo confesso ha accettato di sottoporsi all'esame del pm Guglielmo Cataldi e del procuratore capo Cataldo Motta, dopo numerose rinunce a comparire in coincidenza con le testimonianze delle ragazzine sopravvissute all'esplosione, costata la vita alla 16enne Melissa Bassi. L'interrogatorio si è aperto con la ricostruzione dell'attentato: "Il mio era solo un gesto dimostrativo, ho fatto tutto da solo".

IL KILLER DAVANTI AI GENITORI DI MELISSA - Davanti a lui, i genitori di Melissa, Rita Muri e Massimo Bassi, che hanno occupato il consueto posto al primo banco dell'aula al fianco dell'avvocato Fernando Orsini. Per la prima volta la mamma e il papà di Melissa guardano l'assassino della loro unica figlia negli occhi. Le condizioni di salute di Vantaggiato sono visibilmente migliorate. Aveva progettato di dimagrire fino a somigliare ai detenuti "dei lager", lo aveva detto nei colloqui in carcere con la moglie, senza sapere d'essere intercettato. Sperava così di guadagnare una via di salvezza dal carcere, che il suo stato fisico fosse dichiarato incompatibile con la detenzione. Dopo la divulgazione delle intercettazioni, deve aver rinunciato alla strategia, tornando a nutrirsi regolarmente. Porta occhiali da vista dalla montatura pesante, una camicia bianca e un giaccone di colore verde scuro. Arrivato in aula ha chiesto all'avvocato difensore Franco Orlando di avvicinarsi alla sbarre, e dopo un breve confronto il legale, ha preso posto al banco degli imputati. 

PARATO ASSENTE, LA CORTE VA AVANTI E ASCOLTA VANTAGGIATO - La Corte di Assise, dopo camera di consiglio, ha ritenuto superfluo, vista la necessità di garantire la speditezza del processo, l'esame del testimone Cosimo Parato, più volte assente per motivi di salute; anche oggi non è presente e non ha presentato un certificato medico. E' la settima volta che Parato non si presenta in aula. E' iniziato quindi l'esame di Vantaggiato, unico imputato accusato anche di tentato omicidio ai danni di Parato, per l'attentato del febbraio 2008 a Torre Santa Susanna, nel Brindisino. 
 
LE BOMBE SULL'ENCICLOPEDIA - Il 68enne copertinese, accusato di strage con finalità terroristica, ha spiegato dove ha imparato a fabbricare ordigni: "A pagina 72 dell’enciclopedia che ho a casa, ho imparato come si fanno le bombe, alla voce 'nitrati'. Ho messo una quantità di polvere pirica nel contenitore, in tre bombole, due da 15 e una da 10. Le avevo comprate piene, a Porto Cesareo", ha detto rispondendo alle domande del pm Cataldi. Il magistrato inquirente ha chiesto anche da quanto tempo facesse queste prove di confezionamento delle bombe e quale fosse il suo progetto: "Erano esperimenti che andavano avanti da molti mesi prima, volevo farci quello che ho fatto. Ho preparato tutto l’occorrente, volevo capire prima se funzionava. Avevo comprato il telecomando due anni fa, anzi, ne avevo comprati quattro".  Quante esplosioni ha fatto in campagna?, ha chiesto ancora il pm. "Mi sembra tre, hanno funzionato. Le prove risalgono a molti mesi prima, l’inverno quando non pioveva andavo a fare i miei esperimenti nella campagna di mio padre. Ci andavo di sabato pomeriggio". Dove voleva farle esplodere, ha incalzato il pm: "Non avevo ancora una idea precisa"”.
 
L'OBIETTIVO ERA IL TRIBUNALE - Nei primi interrogatori a caldo della cattura aveva detto di aver scelto l'obiettivo a caso, ma a domanda del pm ha detto che l'obiettivo – quello vero – era il tribunale. "Lì non potevo perché c’erano le telecamere. Ma non volevo fare del male alle ragazze, non volevo", ha ribadito il killer più volte, "non mi sono reso conto che stavano arrivando le ragazze, non me ne sono accorto". Il pm ha obiettato, concetto ribadito dal procuratore capo Motta, come mai non avesse fatto esplodere la bomba di notte, se davvero non voleva fare del male ad alcuno. "Perché di notte non c’è nessuno, volevo farlo di mattina", ha detto il killer.
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