Ultimo rush di trattative. La certezza ci sarà solo quando sarà eletto il nuovo inquilino del Quirinale. Tuttavia, sembra che Pdl e Pd siano ormai a un passo dal siglare l'intesa per eleggere il successore di Giorgio Napolitano al Colle.
Fonti parlamentari di Pd e Pdl ribadiscono che l’intesa è vicina, che i contatti sono continui anche se al momento i due partiti non svelano le carte. Del resto è stato lo stesso ersani a chiarire che "ci sono le condizioni per una scelta condivisa". Pd e Pdl puntano a compattarsi innanzitutto, per capire - calcoli allaDopo i contatti di queste ultime ore, Silvio Berlusconi e Pier Luigi Bersanisarebbero in procinto di "chiudere" la partita su un nome gradito anche a Scelta Civica."Mi pare che la ricerca di una soluzione ampiamente condivisa sia a buon punto", ha assicurato il leader piddì. Più passano le ore più la convergenza su Franco Mariniprende consistenza.
mano - chi può andare incontro al fuoco dei franchi tiratori e chi possa avere piu chances. Al momento da quel trapela c’è un "no" del Pdl per Giuliano Amato. Non per la persona. Ma Silvio Berlusconi e Angelino Alfano avrebbe spiegato ai democratici e ai vertici di Scelta civica che la figura dell’ex premier non sarebbe gradita dalla Lega. Nella griglia restano, quindi, i nomi di Marini e Sergio Mattarella, ma sul secondo ci sarebbe il "no" del centrodestra. In pole resta quindi l’ex presidente del Senato che non dispiace al Cavaliere che lo avrebbe anche incontrato nei giorni scorsi. Qualche dirigente democratico ha fatto notare che ora si tratta di capire "come regge" Marini di fronte al brusco "no" pronunciato nei giorni scorsi da Matteo Renzi. Un niet che il primo cittadino di Firenze ribadisce in serata: "Se io fossi un grande elettore non voterei per Marini, per me è la scelta peggiore."
Poi, c'è da mettere in conto il malessere di Sel, che Nichi Vendola ha avuto modo di descrivere a Bersani durante il colloquio a quattr’occhi. Tuttavia, uno dei dirigenti bersaniani ha fatto notare che in questi giorni dal Movimento 5 Stelle non sono mai venuti attacchi nei confronti di Marini - anche questo giocherebbe a favore dell’ex presidente del Senato.
Nella trattativa tra Pd e Pdl rientrerebbero anche i montiani che, in mattinata, hanno escluso categoricamente Romano Prodi, candidatura di rottura invisa al centrodestra che avrebbe diviso ulteriormente il parlamento in due schieramenti contrapposti allontanando definitivamente la possibilità di riuscire a formare un governo all'indomani dell'elezione del nuovo capo dello Stato. "Sul nome di Prodi non abbiamo nessun problema, ma non ce la farà perché non gode di una maggioranza ampia - ha spiegato Andrea Olivero, coordinatore di Scelta Civica - noi spingeremo fino in fondo perché ci sia un nome che trovi d’accordo anche il Pdl". Se così fosse, verrebbe a cadere il tentativo di Beppe Grillo di entrare a gamba tesa nella trattativa facendo venire l'acquolina in bocca a Bersani: l'appoggio al candidato pentastellato al Quirinale Stefano Rodotà in cambio di una futura collaborazione a formare l'esecutivo. L'accordo tra il Pd e il centrodestra scontenterebbe appunto Vendola convinto, invece, che una buona "base di discussione" può essere la rosa di nomi proposta dai Cinque Stelle: "Invitiamo il Pd a riflettere su Rodotà". Proprio per questo, l’obiettivo di Pdl e Pd è chiudere la partita entro le prime tre votazioni. Così facendo si eviterebbe affrontare al buio le successive. Nel momento in cui si andasse a scegliere il successore di Napolitano con scrutinio a maggioranza semplice tornerebbero in auge i nomi al momento accantonati, in particolare a riprendere quota sarebbe quello di Massimo D’Alema.