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Muore a 16 anni, per i medici era solo un torcicollo

Tutto comincia il 4 settembre, Sergio arriva al pronto soccorso delle Molinette di Torino. Aveva giocato una partita a pallone due giorni prima, ha male al collo, lo dimettono con una diagnosi di torcicollo. Passano i giorni, Sergio ha ancora dolori e la mamma lo accompagna dal medico di famiglia che gli prescrive della penicillina. Neanche questa fa effetto i dolori continuano e si è aggiunta anche una lieve febbre. La mamma questa volta lo accompagna all’ospedale Santa Croce: ha la febbre a 37.8, ha i linfonodi infiammati sotto il collo, un livido evidente. I medici gli somministrano degli antidolorifici, fanno accertamenti approfonditi. «E’ un’infezione» pensano. Gli danno dell’antibiotico e lo dimettono:«Se tra 48 ore non passa torni qui da noi».
 Le 48 ore passano ed il dolore non accenna a diminuire. Sergio va di nuovo al Santa Croce, questa volta lo ricoverano nel reparto di Pediatria in isolamento. Suppongono possa essere una meningite, ma gli esami lo escludono. Lo sottopongono a Tac, esami del sangue, terapie. Il giovane risponde alle cure e la febbre si abbassa. Ma il 14 settembre comincia ad avere nausea, vomito e forti tremori. Le condizioni peggiorano domenica nel pomeriggio. Viene trasferito in rianimazione, poi, muore.  
Non si conoscono le cause del decesso, i carabinieri hanno sequestrato le cartelle cliniche, il pm Avenati Bassi ha bloccato i funerali e disposto l’autopsia nominando un medico legale della Procura. C’è un fascicolo aperto, al momento, senza indagati.
La sua famiglia ha solo avuto la forza di dire: «Sono state ore terribili, tremende. Prima un medico ci dice che era grave ma stabile, mentre un altro precisava che non solo era instabile, bensì anche gravissimo»
I compagni di liceo stanno organizzando una fiaccolata per lui e dalla pagina di Facebook aperta in suo onore scrivono: «Hai spiccato il volo verso il cielo, seguici da lassù, noi non ti dimenticheremo mai».
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