Immagine correlata

Milano, il Papa alle Case Bianche: “Entro da sacerdote”

Anche nel capoluogo lombardo, Papa Francesco sceglie come via (d’accesso) privilegiata quella degli «ultimi», dei poveri, dei bisognosi. È il quartiere della Trecca, a est di Milano, chiamato delle “Case Bianche”: complesso Aler (Azienda lombarda Edilizia residenziale) nato nel 1977, con più di mille residenti, segnato dall’immigrazione, dal disagio ma anche dalla solidarietà. È la prima tappa ambrosiana del Pontefice, che arriva «da sacerdote» nella sua visita di oggi, 25 marzo 2017. Al Vescovo di Roma viene donata un’immagine «della vostra Madonnina: com’era prima e com’è adesso dopo il restauro». È stata «restaurata, come la Chiesa ha sempre bisogno di essere “restaurata”, perché è fatta da noi, che siamo peccatori», quindi bisogna lasciarsi «restaurare da Dio. 

Dunque sono le case popolari di via Salomone-via Zama, parrocchia di San Galdino guidata da don Augusto Bonora, ad accogliere il Vescovo di Roma nel capoluogo lombardo, alle 8,30. In questo luogo caratterizzato da incuria e abbandono, da problemi sociali ma anche da aiuto reciproco, nella visita pastorale del 2014 l’arcivescovo cardinale Angelo Scola fu costretto a scendere le scale a piedi del civico 30 perché l’ascensore si era guastato. È una zona che avrebbe dovuto essere un nuovo luogo dove poter vivere dignitosamente, invece è in perenne stato di abbandono. Tra i vari problemi, anche quello della coesione sociale: tra giovani e anziani, italiani e stranieri, occupati e disoccupati, poveri e meno poveri ci sono un solco è un divario complessi da eliminare o almeno alleviare.  

Qui Francesco, in questa strana mattina di primavera con un po’ della nebbia tipica di Milano (tipica, ma non in questo periodo) che poi lascia il posto al sole, non entra nella Chiesa (troppo piccola per accogliere tutti) ma incontra la gente - rappresentanti dei residenti, immigrati, rom, islamici - nel piazzale fra le Case Bianche e il parco “Galli”, dove ci sono 6/7mila persone. Ma prima il Papa entra proprio nelle fatiscenti Case Bianche e va a trovare tre famiglie, che vivono nella sofferenza: in un alloggio c’è una mamma che accudisce un familiare gravemente malato; in un altro ci dovrebbero essere marito e moglie, tutti e due anziani e gravemente infermi: ma c’è solo l’uomo, perché la consorte è ricoverata in ospedale, dove riceve però la telefonata di Francesco; poi un nucleo musulmano, con figli.  

Chi ha visitato Papa Francesco nella periferia di Milano



Intanto, nel piazzale è in corso un’animazione scandita da tre tematiche: periferie, popolo di Dio e la speranza della Madonna, con lettura di brani del Vangelo e passi di discorsi di Francesco. Si alternano anche tre testimonianze, che mostrano la forti, chiara e incoraggiante presenza di iniziative e opere di solidarietà, compassione, sostegno al prossimo in difficoltà: Giorgio Sarto, volontario Caritas che si dedica al servizio di vicinanza agli anziani delle case popolari; una volontaria, Alba Ivana, che da anni realizza il doposcuola «UPForlanini» ai bambini delle Case Bianche. Rappresentano la speranza in un futuro migliore per questo quartiere che non vuole essere sopraffatto dall’incuria. 


“Il Papa è arrivato con un sorriso”



Dopo gli incontri in queste tre abitazioni con persone e situazioni emblematiche della realtà del quartiere, il Pontefice giunge sul piazzale con Scola, sale sul palco (dopo avere utilizzato un wc pubblico di quelli “chimici) su cui campeggia una statua della Madonna di Lourdes: qui è venerata da decenni. Tre bambini portano al Papa alcuni doni: una stola realizzata da un cooperativa sociale, “Il filo colorato di San Vincenzo”, sorta a San Galdino grazie al Giubileo straordinario della Misericordia; un quaderno con scritti dei residenti delle Case Bianche; la foto di un’altra Madonnina, quella della «Case minime», gli edifici che hanno preceduto le Case Bianche, realizzate in epoca fascista (la statua ora è in parrocchia). 

Il Papa ringrazia per «la vostra accoglienza. Tanto calorosa. Grazie. Grazie tante. Siete voi che mi accogliete all’ingresso in Milano, e questo è un grande dono per me: entrare nella città incontrando dei volti, delle famiglie, una comunità». Francesco esprime la sua gratitudine in particolare «per i due doni particolari che mi avete offerto». Il primo è una «stola, un segno tipicamente sacerdotale, che mi tocca in modo speciale perché mi ricorda che io vengo qui in mezzo a voi come sacerdote, entro in Milano come sacerdote. Questa stola non l’avete comprata già fatta, ma è stata creata qui, è stata tessuta da alcuni di voi, in maniera artigianale. Questo la rende molto più preziosa; e ricorda che il sacerdote cristiano è scelto dal popolo e al servizio del popolo»; è il suo «sacerdozio, come quello del vostro parroco e degli altri preti che lavorano qui, è dono di Cristo, ma è “tessuto” da voi, dalla nostra gente, con la sua fede, le sue fatiche, le sue preghiere, le sue lacrime… Questo vedo nel segno della stola. Sacerdozio, dono di Cristo, ma tessuto da voi». 

E poi «mi avete regalato questa immagine della vostra Madonnina: com’era prima e com’è adesso dopo il restauro». Papa Bergoglio sa «che a Milano mi accoglie la Madonnina, in cima al Duomo; ma grazie al vostro dono la Madonna mi accoglie già da qui, all’ingresso. E questo è importante». Perché gli «ricorda la premura di Maria, che corre a incontrare Elisabetta. È la premura, la sollecitudine della Chiesa, che non rimane nel centro ad aspettare, ma va incontro a tutti, nelle periferie, va incontro anche ai non cristiani, anche ai non credenti…; e porta a tutti Gesù, che è l’amore di Dio fatto carne, che dà senso alla nostra vita e la salva dal male». La Madonna «va incontro non per fare proselitismo - aggiunge senza leggere il testo scritto - ma per accompagnarci nel cammino della nostra vita. E il fatto che sia stata la Madonnina ad accogliermi a Milano mi ha fatto ricordare quando da bambini tornavamo dal collegio e alla porta c’era la mamma ad aspettarci. Eh, la Madonna è Madre, e sempre va prima, va avanti per riceverci, per aspettarci». 


Ed è «significativo il fatto del restauro: questa vostra Madonnina è stata restaurata, come la Chiesa ha sempre bisogno di essere “restaurata”, perché è fatta da noi, che siamo peccatori. Tutti. Siamo peccatori». Dunque «lasciamoci restaurare da Dio, dalla sua misericordia. Lasciamoci ripulire nel cuore, specialmente in questo tempo di Quaresima. La Madonna è senza peccato, lei non ha bisogno di restauri, ma la sua statua sì, e così come Madre ci insegna a lasciarci ripulire dalla misericordia di Dio, per testimoniare la santità di Gesù». Parlando «fraternamente - dice a braccio - una buona confessione farà bene a tutti. Ma anche chiedo ai confessori che siano misericordiosi». 
Share on Google Plus

About joel