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Gentiloni: “Noi oggi celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei”

«Eravamo in sei ora siamo in 27». Con questa frase il Presidente del Consiglio Paolo Gentiloni ricorda il “viaggio” dell’Europa. Parla di futuro, di “sogno”, quel sogno che dalle macerie della seconda guerra mondiale apre la corsa al grande progetto europeo. Gentiloni cita, Adenauer, De Gasperi, Shuman, Spaak, Monnet come gli statisti che iniziarono a “costruire un’Unione di pace e di progresso”. Dice, “venivamo da lingue diverse, non la pensavamo allo stesso modo su tutto, ma tutti erano accomunati da una splendida stessa ossessione: non dividere, ma unire, non schierarsi gli uni contro gli altri per il male di tutti, ma cooperare insieme per il bene ciascuno”.  

Trattati di Roma: il discorso del premier Gentiloni in Campidoglio


Noi oggi – riprende il premier in occasione della ricorrenza dei sessant’anni dei Trattati dell’Unione – “celebriamo la tenacia e l’intelligenza dei nostri padri fondatori europei”. “Noi abbiamo vissuto sessant’anni in pace e libertà”, mentre nel frattempo il mondo cambiava. Dunque, i grandi fatti storici. Gentiloni ricorda la caduta del Muro di Berlino la “globalizzazione con effetti positivi i suoi complessi squilibri”, la minaccia del terrorismo internazionale, i grandi flussi migratori. E dice, però, che “l’Europa si è presentata con troppi ritardi. E questo ha provocato una crisi di rigetto in una parte della nostra opinione pubblica, addirittura maggioritaria nel Regno Unito. Ha fatto addirittura ripartire chiusure nazionalistiche che pensavamo consegnate agli archivi della storia”.  


Ecco, il vero messaggio che deve partire – dice il premier – è che “abbiamo imparato la lezione: l’Unione riparte. E ha un orizzonte per farlo nei prossimi dieci anni”. Insomma, conclude nel suo intervento Paolo Gentiloni: “Serve il coraggio di voltare pagina, abbandonando una visione della nostra economia affidata a piccole logiche di contabilità”. E soprattutto, è necessario, “il coraggio di mettere al centro i valori comuni”. 
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