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Processo Mediaset, confermata condanna a quattro anni per Silvio Berlusconi


FOTO ANSA
19:47 - I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno confermato la condanna di Silvio Berlusconi nell'ambito del processo per frode fiscale sui diritti tv Mediaset. In primo grado il leader Pdl era stato condannato a quattro anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici, mentre il presidente di Mediaset, Fedele Confalonieri, era stato assolto per non aver commesso il fatto.
I giudici della seconda Corte d'Appello di Milano, nel confermare la sentenza di primo grado del processo Mediaset, hanno assolto il presidente di Mediaset Fedele Confalonieri e altre due persone. Confermata anche la condanna a tre anni di reclusione per il produttore statunitense Frank Agrama. Confermata anche la provvisionale di 10 milioni di euro a favore dell'Agenzia delle Entrate che dovra' versare Silvio Berlusconi in solido con le altre tre persone condannate.

Ghedini: Procura Milano prevenuta - ''La forza della prevenzione è andata al di la' della forza dei fatti''. Così l'avvocato Niccolo' Ghedini, legale di Silvio Berlusconi, ha commentato la conferma in appello della condanna. ''Avevamo la consapevolezza che sarebbe andata così", ha aggiunto Ghedini.

Ghedini: "Il governo non è a rischio" - "Non mi interesso della stabilità politica del governo e non credo che ci sia una correlazione tra questa sentenza e la stabilità politica". Così ha risposto Ghedini ai cronisti che gli chiedevano se la conferma della condanna per Berlusconi nel processo Mediaset possa avere effetti sulla stabilità dell'esecutivo Letta.

La Consulta potrebbe azzerare il processo - Dei quattro anni di condanna, tre sono coperti da indulto. Sul procedimento pende la pronuncia della Corte Costituzionale, attesa entro la fine di giugno, sul conflitto di attribuzione fra poteri dello Stato sollevato da Palazzo Chigi in relazione a un legittimo impedimento a prender parte a una udienza del 1 marzo 2010 che fu negato a Berlusconi. Se la Consulta dovesse dar ragione alla presidenza del Consiglio, il processo dovrebbe tornare a quella udienza del 2010, in primo grado, e i reati oggetto del procedimento andrebbero prescritti.
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