Condannato il trio rock 'Pussy Riot'. Le tre ragazze della band sono state giudicate colpevoli di teppismo a sfondo religiosoper una "preghiera anti-Putin" nella cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Le ragazze chiedendo alla vergine Maria di «cacciare via» l'allora premier, diventato di nuovo presidente della Russia poche settimane dopo. E poco dopo la condanna compare sul web il nuovo singolo delle Pussy Riot dal titolo Putin dà fuoco alle polveri.
Le tre componenti della band russa - Nadejda Tolokonnikova, 22 anni; Ekaterina Samutsevic, 30, Maria Alekhina, 24 - sono state condanate a due anni di cella per vandalismo e istigazione all'odio religioso dal tribunale di Mosca. «Le imputate erano consapevoli della natura offensiva delle loro azioni e del loro aspetto» - ha detto il giudice Marina Syrova - «la loro intenzione eraattirare l'attenzione del pubblico con una vasta risonanza, offendendo non soltanto i dipendenti della cattedrale ma anche l'intera società».
Le tre musiciste punk resteranno in carcere per circa un anno e mezzo, data che la pena di due anni viene calcolata dal momento dell'arresto, all'inizio di marzo. Le tre giovani donne hanno assistito in aula alla lettura della sentenza. Una di loro indossava una maglietta azzurra con un pugno chiuso e la scritta: «no pasaran».
L'avvocato delle Pussy Riot ha annunciato che farà appello contro la sentenza e di essere pronto ad un ricorso, se sarà necessario, dinnanzi alla Corte Europa dei diritti umani a Strasburgo. Fuori dal tribunale, dove centinaia di persone protestavano contro la sentenza, il legale, Mark Feigin, ha parlato di «verdetto previsto» giudicando che si tratta di «una decisione esclusiva di Putin». Feigin ha definito la giustizia russa «strumento di violenza e di repressione», aggiungendo che a Mosca «il potere è sordo». Il legale ha infine espresso timori per le condizioni di detenzione delle tre, pur ignorando al momento dove sconteranno la pena.
La sentenza è «sproporzionata», pone «seri dubbi sul rispetto degli obblighi internazionali della Russia di processi corretti, trasparenti e independenti» ed è «contraria agli obblighi internazionali della Russia per il rispetto della libertà di espressione». Lo ha dichiarato Catherine Ashton, responsabile per la politica estera europea affermandosi«profondamente delusa» per la condanna e aspettandosi «la revisione» della sentenza. Di sentenza sproporzionata parlano anche gli Usa: «La sentenza odierna nel caso Pussy Riot sembra sproporzionata rispetto alle azioni», si legge su un messaggio twitter in russo dell'ambasciata Usa. Amnesty International parla di duro colpo alla libertà d'espressione in Russia.
Mobilitazione in tutto il mondo a favore delle tre ragazze: i loro sostenitori hanno in programma una serie di manifestazioni in 30 città, da Parigi a Varsavia, fino a New York e, ovviamente, a Mosca e San Pietroburgo. Due dei più noti oppositori russi, Sergei Udaltsov e l'ex campione di scacchi Gary Kasparov, sono fra le persone arrestate oggi mentre protestavano davanti al tribunale di Mosca dove vengono processate le tre Pussy Riot. Dal carcere la leader della band Nadia scrive ai sostenitori e prima della sentenza dichiara: «Qualunque sia il verdetto, noi e voi stiamo vincendo. Perché abbiamo imparato ad essere arrabbiati e a dirlo politicamente».
Le autorità russe hanno rafforzato intanto le misure di sicurezza attorno al tribunale. Barriere di acciaio sono state erette nelle strade attorno al tribunale Khamovichesky e la polizia impedisce l'accesso a pedoni e automobilisti. Più di dieci autobus carichi di uomini dei reparti anti sommossa sono parcheggiati nelle vicinanze.
Due delle Pussy Riot hanno figli piccoli e i loro avvocati hanno già chiesto di ottenerne la custodia legale in caso di condanna, per evitare che vengano dati in adozione ad altre famiglie.