Immagine correlata

Che scuola troveremo alla ripresa di settembre?



Roma. «A settembre molte scuole non riapriranno: con i fondi attualmente a disposizione non siamo in grado di garantire la manutenzione degli edifici scolastici». Il più drastico – nei giorni della trattativa serrata sulla Spending review – era stato il presidente dell’Unione province italiane, Giuseppe Castiglione. Poi con il maxiemendamento sono arrivati 100 milioni di euro e forse la prospettiva delle aule sbarrate, almeno per il momento, è scongiurata. Ma la situazione dell’istruzione resta pericolosamente in bilico. Per ora, ad esempio, non si sa nemmeno a chi passeranno le competenze sugli istituti tecnici e professionali che erano in carico alle Province in via di dismissione. «Sul settore scuola grava un’incertezza totale - ribadisce Walter Conte, della segreteria della Cgil Scuola di Roma e Lazio – basti pensare agli effetti nefasti e perversi dei maxi accorpamenti dovuti ai piani di dimensionamento che ora vedono scuole spezzettate con sedi in sei o sette Comuni diversi e personale tecnico-amministrativo ridotto all’osso. Così a settembre si rischia che non ci sia nessuno che possa andare ad aprire fisicamente i portoni di quegli istituti».

Una lunga sequela di tagli

«Alle condizioni già difficili – prosegue Conte – si somma la lunga teoria di tagli che continua a colpire la scuola, riducendo i collaboratori e gli assistenti tecnici; per non parlare della norma sul personale docente inidoneo che viene impropriamente adattato alle segreterie. Si rischia un tracollo gestionale in conseguenza delle maxi istituzioni create dal dimensionamento, che non possono funzionare. Continuano ad aumentare gli studenti, ma l’organico resta fermo. Questo significa inzeppare le classi. Insomma – conclude il sindacalista - siamo all’incertezza più totale e non sappiamo cosa possa succedere davvero alla ripresa di settembre».

La scommessa della “rivoluzione informatica”

Intanto il ministro Profumo procede a tappe forzate nella “dematerializzazione”. Così, a partire dall’anno scolastico 2012/2013, i registri e le pagelle dovrebbero andare on-line. Si attende il piano del Miur per dare l’addio alle scartoffie. Le assenze saranno registrate telematicamente, così come i voti e le eventuali note disciplinari. Anche le comunicazioni tra scuola e genitori avverranno in formato elettronico. Le pagelle “digitali” avranno lo stesso valore legale delle attuali cartacee. Saranno inviate tramite piattaforma web, posta elettronica o qualsiasi altra modalità digitale. Tuttavia, qualora se ne faccia richiesta, la scuola sarà tenuta a stampare anche la copia cartacea. La “rivoluzione informatica”, però, dovrà avvenire senza oneri aggiuntivi – dunque lo Stato non investirà un euro – e senza alcuna formazione per i docenti. Potrebbe dunque rivelarsi una falsa partenza, come quella degli e-book: da quest’anno la scelta dei libri di testo può essere fatta solo tra quelli che offrono anche una versione elettronica; ma gli studenti continuano a viaggiare con zaini a rotelle dal peso incredibile e le poche lavagne interattive vengono utilizzate come le antiche lavagne per i gessetti.

La mannaia del “caro libri”

Il Governo annuncia stanziamenti per i libri di testo, ma i genitori si preparano al peggio. «Giocando un po’ in anticipo – ci ha scritto un lettore - vi segnalo, tra i tanti salassi cui ormai siamo sottoposti come cittadini e a cui ci stiamo purtroppo abituando, che ho saputo dal preventivo fatto che per i libri di scuola (dell’obbligo) dei miei due figli dovrò spendere oltre 600 euro. Qualche testo – prosegue il lettore - arriva a costare anche oltre 40 euro (prezzo da manuale universitario). Al di là di ogni possibile rimedio che si può soggettivamente adottare (comprare usato), è possibile che si arrivi a questi livelli? So che ci sono dei limiti che le scuole devono fissare, come mai questo non avviene?». Una bella domanda da girare al ministero e agli Uffici scolastici regionali che su quei “tetti” dovrebbero vigilare.

Prof tra pensionamenti e assunzioni

Il decreto sulla Spending review ha concesso la deroga alla riforma Fornero sulle pensioni per gli insegnanti che avranno maturato i requisiti entro il 31 agosto di quest’anno: potranno andare in pensione con le vecchie regole, ma per farlo devono anche rientrare nella categoria dei docenti finiti in esubero. Una mossa che rischia di appesantire la fuga dalle aule. Intanto, per l’anno scolastico 2012-2013, il Governo ha confermato 26.448 assunzioni con contratti a tempo indeterminato, suddivisi tra 21.112 docenti e 5.336 Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi) corrispondenti alle «reali cessazioni». Manca solo il via libera finale dal ministero dell’Economia. Entro settembre il Miur dovrebbe dunque applicare il piano triennale di assunzioni varato dal Governo precedente. Per quanto riguarda invece l’anno scolastico 2013-2014, «i dati sui posti vacanti saranno disponibili una volta che si conoscerà l’entità dei pensionamenti decorrenti dalla data del primo settembre 2013 e dopo la definizione delle dotazioni organiche per il detto anno».

Dimensionamento bocciato dalla Consulta

Alla ripresa di settembre le scuole dovranno fare i conti anche con la sentenza della Corte Costituzionale che la scorsa primavera ha dichiarato l’illegittimità della norma che impone la generalizzazione degli istituti comprensivi con almeno 1.000 alunni, un «dimensionamento» voluto a suo tempo da Tremonti-Gelmini per ragioni di bilancio. La sentenza – secondo i sindacati della scuola - offre l’opportunità alle Regioni di rivedere i propri piani di dimensionamento scolastico varati secondo parametri ora dichiarati incostituzionali. Le Regioni avranno la possibilità di intervenire «sulle situazioni più eclatanti, quelle in cui sono state fatte aggregazioni scolastiche abnormi o tra più Comuni e pertanto non in grado di assicurare quella qualità e quella continuità didattica che pure sono tra le finalità richiamate dalla stessa legge istitutiva». Molte Regioni, però, hanno invece dichiarato di non volere riconsiderare i piani scolastici deliberati. La conseguenza potrebbe essere che il prossimo anno scolastico inizierà con una rete modificata secondo parametri dichiarati illegittimi sul piano giuridico - oltre che deleteri sul piano qualitativo – ed esposti, come già sta avvenendo, alla lotteria dei ricorsi al Tar.

Un calendario a macchia di leopardo

Tutte le Regioni hanno reso noto il calendario scolastico per l’anno 2012-2013 che prenderà il via in tutta Italia a settembre con alcune differenze. Gli studenti dell’Alto Adige (provincia di Bolzano) inizieranno il 5 settembre 2012, mentre il 10 toccherà ai ragazzi della Valle d'Aosta e l'11 a quelli del Molise; quelli del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, delle Marche, della Toscana, dell'Umbria e del Trentino (provincia di Trento) siederanno sui banchi di scuola il 12 settembre 2012; il 13 sarà la volta del Lazio e della Campania; il 14 per gli studenti della Sicilia e il 17 per quelli della Liguria, della Calabria, dell'Abruzzo, della Puglia, della Sardegna, della Basilicata e dell'Emilia Romagna. Quanto alla chiusura dell’anno scolastico, si va dall’8 giugno 2013 del Veneto, della Lombardia, della Puglia, della Sardegna, della Toscana, dell'Umbria, dell'Abruzzo, della Campania e dell'Emilia Romagna all’11 giugno 2013 del Trentino, del Molise e della Basilicata, al 12 giugno 2013 del Piemonte, della Calabria, del Lazio, della Valle d'Aosta, della Sicilia e della Liguria fino al 14 giugno 2013 dell'Alto Adige. Per quanto riguarda i ponti durante l’anno scolastico, si inizia con il ponte d’Ognissanti per il quale la chiusura delle scuole è già prevista dal 2 al 3 novembre 2012 per Liguria, Piemonte, Trentino, Calabria, Marche, Valle d’Aosta, Puglia, Toscana, Umbria, Basilicata e Veneto. Per quanto riguarda le vacanze natalizie la chiusura delle scuole è prevista dal 24 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013 per Emilia Romagna, Liguria, Piemonte, Veneto, Calabria, Lazio, Marche, Valle d'Aosta, Puglia, Sardegna, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Campania ed Alto Adige. In Lombardia e Molise gli studenti saranno a casa dal 23 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013; in Trentino e in Toscana e in Sicilia invece dal 22 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013. La Pasqua nel 2013 sarà il 31 marzo. Per quanto concerne le vacanze di Pasqua nella scuola, il periodo di chiusura oscilla dal 28 marzo al 2 aprile 2013. Nel dettaglio: dal 28 marzo al 3 aprile 2013 in Abruzzo; dal 28 marzo al 2 aprile 2013 in Campania, Alto Adige, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Calabria, Lazio, Marche, Valle d'Aosta, Puglia, Sardegna, Basilicata, Umbria, Molise e Veneto; dal 28 marzo al primo aprile 2013 in Liguria e dal 27 marzo al 3 aprile 2013 in Trentino. In Sicilia invece le scuole rimarranno chiuse dal 29 marzo al 2 aprile 2013
.
Share on Google Plus

About joel