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Michael Jackson rivive grazie a Cortes Il sosia manda in delirio il pubblico


Servizio di CLAUDIA CARUCCI
Sergio Cortes si è scelto un’impresa per niente facile. Regalare ai milioni di fans rimasti «orfani» di un mito indimenticabile come Michel Jackson, una parte di quelle emozioni che credevano perdute per sempre. Praticamente identico nell’aspetto e nel timbro vocale a colui che tutti conosciamo come il re indiscusso del pop, questo artista spagnolo senza età (i suoi anni li rivela, anche se un po’ a malincuore, nella nostra intervista. Ma si resta di stucco poiché ne dimostra la metà) porta in giro per il mondo uno spettacolo travolgente ed emozionante. Lo ha intitolato Michael Jackson Live Tribute Show e in questi giorni ha fatto tappa a Torino, in un Teatro Colosseo straripante di spettatori per l’unica data promossa dall’agenzia Dimensione Eventi. Due ore in compagnia delle hit più celebri del cantante americano scomparso nel luglio del 2009. Ci sono quasi tutte, da «Smooth Criminal» a «Billie Jean»; da «Wanna Be Startin’ Something» a «Bad»; da «Remember the time» a «Thriller». A ogni attacco del brano, il pubblico grida, si sbraccia, agita le spalle a tempo di musica. Si capisce che fanno tutti fatica a starsene seduti buoni al loro posto: vorrebbero alzarsi e mettersi a ballare in platea mentre lui, Sergio Cortes, giacchetta di paillettes rossa, cappello da gangster e guanto bianco coi lustrini, si produce con eccelsa maestria nelle mosse più famose del compianto Jacko. Ed ecco l’ondeggiare avanti e indietro del bacino con la mano sensualmente appoggiata sotto la cinta; ecco le braccia spalancate e il vento creato dagli aeratori che gli scompiglia la chioma di riccioli neri. E poi, finalmente, l’attesissimo «moon walking» sul quale il pubblico esplode in un boato misto di gioia e nostalgia. Già, la nostalgia. La creazione di Cortes, spericolata, coraggiosa e di altissimo livello artistico, scatena un miscuglio di sensazioni. Si gioisce nel riassaporare quei balli e quelle canzoni e al tempo stesso si avverte una profonda malinconia al pensiero di quel qualcosa di unico che non tornerà mai più. Il sosia spagnolo tutto questo lo sa bene e nella sua performance - arricchita da una band di 5 elementi, da sei ballerini che inscenano acrobazie mozzafiato e da bei costumi ispirati ai video dei brani - riesce a mescolare bravura e grinta con un atteggiamento di umiltà e di affettuoso rispetto verso l’icona che sta emulando. Spesso si rivolge al pubblico e parlando in spagnolo dice. «Siamo qui per Michael, per salutarlo, per rendergli un omaggio. Lui non c’è più, ma la sua anima è in questo teatro, in mezzo a tutti noi». «El es», «lui c’è» dice Cortes con le lacrime agli occhi e aggiunge una parola bella, che fa pensare alla vita che va avanti anche se qualcuno di grande non c’è più. «Sigue», procede, continua. Perché è vero, Michael Jackson continua.
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