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Il terrore ad alta quota che viene dai pc-bomba


Potrebbe essere stata l’esplosione di un laptop-bomba su un aereo somalo a suggerire ai Servizi di sicurezza di Usa e Gran Bretagna di vietare l’imbarco di pc e tablet sui voli di linea provenienti da alcuni Paesi dell’Africa e del Medio Oriente. Si tratta dello scoppio avvenuto lo scorso 31 gennaio su un Airbus A-321 delle linee aeree somale «Daallo Airlines» partito da Mogadiscio. La bomba, contenuta all’interno di un pc portatile, è esplosa appena 15 minuti dopo il decollo e ha aperto una falla sul lato destro del velivolo facendo risucchiare l’attentatore nell’aria, provocandone la morte.

Fortunatamente, nonostante lo squarcio, il pilota riuscì a riportare l’aereo a terra mettendo in salvo, illesi, i 74 passeggeri. L’autore dell’attentato è un anziano somalo e su di lui sono ancora in corso indagini da parte degli 007 americani. In Somalia è attiva da oltre 10 anni il gruppo di al-Shabaab, terroristi islamici che nel corso del tempo è stato affiliato ad Al Qaida. Ma, recentemente, l’Isis ha operato ripetuti tentativi per infiltrare il movimento integralista somalo con l’obiettivo di reclutare nuovi adepti all’interno di un’organizzazione ben strutturata.

Secondo le risultanze degli investigatori, l’ordigno nascosto nel laptop conteneva esplosivo Tnt potenziato di tipo militare che ha lasciato evidenti tracce sul luogo dell’esplosione. Per l’attentato a bordo dell’airbus somalo non ci sono state rivendicazioni, ma il timore dell’intelligence americana è che i terroristi siano ora in grado di riuscire a colpire nascondendo ordigni anche all’interno dei pc. In Somalia la strage è stata evitata perché l’aereo viaggiava soltanto a 3300 metri di quota. Ma se la bomba fosse scoppiata ad altitudini maggiori l’attentato avrebbe avuto un esito certamente più nefasto.
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